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L’Ultima Cena di Leonardo

Per incarico di Ludovico il Moro Leonardo da Vinci realizzò negli anni 1494-1498 su una parete del refettorio del convento dei domenicani di Santa Maria delle Grazie uno dei più famosi dipinti del mondo. Si tratta della più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena, capolavoro di Leonardo e del Rinascimento italiano. Leonardo realizzò numerosi studi, oggi in parte conservati, come la Testa di Cristo alla Pinacoteca di Brera. Scelse di dipingere su muro come dipingeva su tavola, infatti non amava la tecnica dell’affresco, ma la tecnica fu anche all’origine dei problemi conservativi, soprattutto in ragione dell’umidità dell’ambiente, confinante con le cucine. La fama del Cenacolo vinciano è testimoniata, oltre che dalle fonti scritte, dalle numerose copie che se ne fecero, sia a grandezza naturale (affreschi, tele e tavole), sia su supporti leggeri, come disegni e incisioni. Appena terminato il dipinto, Leonardo si accorse che la tecnica che aveva utilizzato mostrava subito i suoi gravi difetti: nella parte a sinistra in basso si intravedeva già una piccola crepa. Si trattava solo dell’inizio di un processo di degrado che sarebbe continuato nel tempo. L’opera subì numerosi tentativi di restauro nel tempo, che cercarono di porre rimedio ai danni e tamponare i fenomeni di degrado. Danni gravi vennero causati durante la seconda guerra mondiale, quando il convento venne bombardato nel 1943: venne distrutta la volta del refettorio, ma il Cenacolo rimase miracolosamente salvo tra cumuli di macerie.

Nel 1977 inniziò un grande e delicato progetto di restauro. Un’operazione durata più di un ventennio, mobilitando scienziati, critici d’arte e restauratori di tutto il mondo. La superficie del Cenacolo era ormai ovunque scrostata e lesionata; si era infilata la polvere, trattenendo l’umidità delle pareti e creando così le condizioni per l’inesorabile scomparsa del dipinto.

Il Cenacolo presentava un impiastro di colle, resine, polvere, solventi e vernici, sovrapposte nei secoli in maniera disomogenea che avevano peggiorato moltissimo le condizioni, già di per sé molto delicate del dipinto consegnando ormai alla fine degli anni settanta un Cenacolo che sembrava ormai compromesso. Solo con una meticolosa e rigorosa opera di restauro ha permesso di restituire all’umanità uno dei più belli capolavori della storia dell’arte.

Eliminate le ridipinture si è ritrovata l’opera originale di Leonardo. Tra le tante scoperte insperate, si è trovato il buco di un chiodo piantato nella testa del Cristo: qui Leonardo aveva appeso i fili per disegnare l’andamento di tutta la prospettiva. L’opera è stata dichiarata nel 1980 patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

L’Hotel King si trova proprio su corso Magenta, lo stesso corso del convento, raggiungibile a 5 minuti a piedi.